domenica 29 aprile 2012

dio bianco, tragedia nera

la-bas-educazione criminale, di guido lombardi, con yssouf abdou karer, moussa mose mone, giuseppe setola (ita, 2011, 100')

dio è bianco (da la bas)

formazione di un giovane bandito che sognava nuove opportunità e invece si lascia possedere da un legame di famiglia e dalla differenza tra lavare le auto e vestire con eleganza. quando accetterà di assistere all'estrazione degli ovuli di coca dal corpo di una donna-corriere morta, farà il salto dai sogni alla realtà, sotto l'ala di uno zio-orco che non si considera migrante ma avventuriero (!). e sotterrerà, progressivamente, i suoi progetti di artista (e le sue norme di vita).

non è un film sugli immigrati, ma con gli immigrati. una tragedia dai meccanismi universali (lo zio che vendeva pomodori e ora spaccia in grande non potrebbe essere un irlandese in america o un italiano in germania?) che racconta, e in questo mi pare una novità, la criminalità nigeriana che ha messo radici nel casertano. trovando connessioni e protezioni con la camorra, o solo con una parte di essa. e lavora con molta cura sui colori, non soltanto dal punto di vista della fotografia... penso al bianco, soprattutto, perché bianco è potere, ricchezza, parità con l'indigeno che comanda. il bianco delle calze usate sui volti neri durante il regolamento di conti, in una mimetizzazione simbolica; il bianco del vestito che lo zio regala al nipote, segno di un legame più forte all'interno della sua famiglia criminale e che il ragazzo, alla fine, dovrà gettare nel bosco per poter tornare nudo nel buio, nero, dunque invisibile e salvarsi dai suoi sicari. bianchi.

la-bas, in francese, significa laggiù, indica la lontananza, la distanza, per esempio dall'africa all'europa, ma anche fra i progetti e la realtà, fra una vita sognata e la morte sfuggita. paradossalmente, però, anche tra l'ambientazione italiana (le insegne, le spiagge abbandonate d'inverno, i condomini e i locali che ricordano garrone, le rare apparizioni del dialetto locale) e la comunità nera, raccontata in un film in cui si parla solo francese e inglese. un mondo a parte dentro il nostro mondo, che ha importato le proprie regole e le proprie tradizioni, trapiandandole, letteralmente (vedi il legame fra lo zio-padrone e il protagonista). non c'è rapporto con gli italiani, se non il finestrino che si abbassa per comprare fazzoletti, la mano che allunga 150 euro per due settimane di lavoro, la scatola di scarpe consegnata in uno scantinato e dentro c'è la coca. del resto, per circolare, basta un permesso di soggiorno con la foto di un altro. "gli italiani non sanno distinguerci, pensano che abbiamo tutti la stessa faccia", dice qualcuno nel film. una faccia nera.

oggi è ancora in programmazione alla cineteca di milano (ore 21.15), dove martedì comincia una rassegna su angelopulos...

cosa c'è da vedere a milano-l'agenda di treninellanotte - l'anteprima di tutti i nostri desideri, di philippe lioret (il regista di welcome), mercoledì 9 maggio alle 21 all'anteo di via milazzo: cliccate qui per saperne di più.

il 7 maggio al cineforum del circolo torna la rassegna sul noir con collateral, di michael mann (ingresso gratuito).

treninellanotte@gmail.com

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