sabato 30 giugno 2012

arriba espana

domani, finale degli europei. e allora, per ingannare l'attesa, vi invito al cineforum espanol: proiezioni, dibattiti, paella, gazpacho. dove? in attesa che compri un cinema, qui.

il programma: 

il fiore del mio segreto, di pedro almodovar - uno dei meno celebrati film dell'ex impiegato dei telefoni di madrid, forse perché mai provocatorio o grottesco, eppure uno dei suoi più belli: il rapporto fra vita e creatività, l'amore che devasta e fa rinascere, la riscoperta delle proprie radici (che tornerà in volver...). tocca e resta.

crimen perfecto, di alex de la iglesia - commesso ambizioso e sciupafemmine di un grande magazzino, elimina rivale per una promozione, ma viene sgamato da una collega di clamorosa bruttezza. rischiando di farsi ricattare a vita. humor nero a getti, citazioni colte, un centro commerciale che diventa una trappola luciferina. geniale la scena della cena a casa di lei. chi fa film così in italia?

i lunedì al sole, di fernando leon de aranoa - la crisi in una piccola città del nord della spagna: c'è chi si ricicla, chi marcisce nella rabbia, chi annega al bar, chi prende lezioni dalla forza delle donne. tra commedia e dramma, senza retorica con un finale magnifico che dice: fermiamo il lavoro, prima vengono le persone. alla fornero verrebbe un colpo.



terra e libertà, di ken loach - certo, non è un film spagnolo e forse nemmeno solo un film sulla spagna, quanto un film - come diceva nanni moretti - sul fatto che la sinistra sia sempre divisa. racconta la lotta del partito operaio di unificazione marxista contro il franchismo e la successiva repressione da parte del partito comunista spagnolo e dell'urss. retorico, dicono. amen.

che ho fatto io per meritare questo?, di pedro almodovar - casalinga disperata uccide il marito con un osso di prosciutto, e la sua condanna non sarà il carcere, ma la vita stessa: ha un figlio spacciatore e uno gay, una suocera taccagna e golosa e una vicina di casa con una figlia dotata di strani poteri. fra melodramma, soap, cattiva cultura tv, ironia dark e solidarietà con le donne, il primo almodovar fiammeggia come sempre.

nameless, di jaume balaguero - bimba morta da cinque anni telefona alla mamma. che non la prende benissimo e si mette a indagare insieme a un paio di alleati. visto anni fa, ricordo solo che dormii la notte seguente con la luce accesa.

sentenza di morte, di mario lanfranchi - come simbolo degli spaghetti western girati laggiù, da leone in giù. non proprio un capolavoro d'azione, quasi teatrale, tutto giocato sul tema della pure ricerca della vendetta. cast pazzesco, da celi cattivissimo a enrico maria salerno baro a poker. e tomas milian, naturalmente. girato a 50 gradi all'ombra. 

le donne del sesto piano, di jean-louis joubert - qui la spagna è un luogo della mente: è il solaio dell'appartamento del protagonista, un posto misterioso e proibito (la porta d'accesso è dietro la cucina e introduce a una scala a chiocciola) che inaugura una nuova primavera, una vita diversa e inattesa, una rinascita che permette di abbandonare tutto il passato al piano di sotto. finale da cartolina. ma, questa volta, è giusto così.

treninellanotte@gmail.com

siate indipendenti

dicevamo un paio di giorni fa della proiezione, martedì prossimo, di era la città dei cinema, di casazza, ad art&sol. ma l'iniziativa fa parte di un programma più ampio, che comprende ancora quattro serate, dedicate a produzioni "in proprio" o indipendenti. in particolare: giovedì 5 luglio, il sogno dell'arte, di asia giordano, una commedia del 2012, sabato 7 un doppio appuntamento dedicato all'horror e al trash con due film - un corto e un lungo - di alessandro canesin (credo anche operatore in questo documentario sul caso pinelli); lunedì 9, infine, una serata riservata ai cortometraggi puri, come io non penso, di federico castelnuovo.

l'inizio è sempre alle 21.30 in via san paolino 18, zona famagosta. ingresso 2 euro.

consigliato per chi ha sempre sognato di fare cinema. e vuole scoprire chi si è già messo all'opera.

treninellanotte@gmail.com

venerdì 29 giugno 2012

che bello. punto org.

scopro, con comprensibile orgoglio, che parlano bene di treninellanotte sul sito chebello.org. buffo, per un malinconico cronico come me, uno che non vede il bicchiere né mezzo pieno né mezzo vuoto, ma solo come un altro bicchiere da lavare. e che, quindi, si aspetterebbe di essere segnalato, piuttosto, su chenebbia.argh o cheansia.ahi


la vicenda è ancora più sorprendente se si considera che l'autore di chebello.org - un portale di consigli su ciò che migliora la vita, dai libri ai viaggi, dalla musica alla tecnologia -  è l'amico paolo gavazzi, con il quale condivido la passione per il disco su ghiaccio (come dicono in canton ticino). il fatto è che paolo è tifoso dei new york rangers. mentre su treninellanotte si tifa new york islanders. dice: e allora? e allora, c'è una bella differenza. 


l'una è la squadra di manhattan, tanto da comparire persino all'inizio di un film di woody allen (indovinate quale), l'altra è la squadra di long island. l'una gioca al madison, nel centro del centro del mondo, l'altra in un palazzo che si raggiunge con un lungo viaggio in metrò e quando dici a uno della grande mela che stai andando lì, quello ti consiglia una buona armeria. l'una ha un logo molto noto fra i patiti di hockey, dell'altra faticate a trovare un berretto negli shop cittadini. anni fa andai con un amico a vedere ny islanders-boston bruins (1-1): l'inno nazionale lo cantò una ragazzina. steccò. 


ma è giusto così. come quando si tratta di celluloide, le conchiglie più pregiate le trovi sulle spiagge meno battute (e questo è un po' lo spirito di treninellanotte. e gavazzi lo ha capito). 


l'importante è che si parli di cinema (che è più che parlare di film).
e che si parli di ciò che rende la vita degna di essere vissuta. come i libri, i viaggi, la musicail genoa, il baseball, la bicicletta. e i new york quellochevipare


ps - bellissima l'idea, in chebello.org, di dividere le categorie tematiche in base ai verbi: rallegrarsi, imparare, ascoltare, assaporare... andrebbe fatto anche con i film!


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cinema che chiudono

nelle ore in cui chiude lo smeraldo, la tentazione è dire che milano era anche la città dei teatri. ma, per ora, "accontentiamoci" di era la città dei cinema, il documentario che claudio casazza ha realizzato per raccontare come mai, a milano, tante sale abbiamo chiuso i battenti ed altre combattano per restare aperte. il doc verrà proposto martedì 3 luglio alle 21.30 ad art & sol di via san paolino 18. previsto anche un rinfresco. qui potete saperne di più.

ingresso, 2 euro.

cosa c'è da vedere a milano-l'agenda di treninellanotte - il cinema degli anni '70 di robert altman in arrivo alla cineteca

exodus-finding shelter, un documentario di d'elia e bonanni sull'esilio in spagna del festival italiano di musical reggae rototom sunsplash: il 17 luglio al cinemino di corsia dei servi (ingresso libero, ma bisogna prenotarsi a prenotoilcinemino@gmail.com)


william friedkin, il regista de l'esorcista e il braccio violento della leggemercoledì 4 a milano



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giovedì 28 giugno 2012

bergamo è alta

bergamo è alta. nel senso della proposta cinefila. e siccome troppo lontana da milano non è, eccovi il programma della rassegna estiva all'aperto che si svolge in via tasso 4 (cortile della biblioteca caversazzi, 410 posti a sedere). ci sono titoli in arrivo dall'ultima stagione (paradiso amaro di payne, midnight in paris di allen, the iron lady di lloyd, cosmopolis di cronenberg, 17 ragazze delle coulin e tanti altri), 


ma, soprattutto, anche diverse proposte cinefile d'annata. esempi? donne sull'orlo di una crisi di nervi, di almodovar il 4 luglio (nella foto), decalogo 3 e 4 di kieslowski (portarsi giacca a vento, è cinema altissimo) l'11 luglio, pallottole su broadway, di allen, il 18 luglio, danton di wajda il 22 agosto e altri ancora. i film "cult" sono sempre al mercoledì, tra 21.15 e 21.30, gli altri distribuiti lungo la settimana, agli stessi orari. ingresso 6 euro. qui, comunque, trovate il programma completo. e potete scoprire anche tutte le proposte di lab 80 film bergamo, un piccolo pianeta cinefilo dietro l'angolo o quasi. buone visioni (verificate sempre orari/giorni...).

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è il momento di rivedere...

italia-germania 4-3, di andrea barzini, con fabrizio bentivoglio, massimo ghini, nancy brilli (ita/1990/84')

eravamo sempre insieme, e proprio tu sei stato l'unico che non è mai venuto a trovarmi in carcere.

(da italia-germania 4-3, di andrea barzini)

a tanti anni di distanza, il ricordo è quello di un film malinconico ma dal passo lento, come gilardino nell'ultima stagione con il vecchio balordo. li chiamavano film generazionali, ma non tutti sono il salvatores di marrakechturné. anche se poi in ciascuno dei tre titoli c'è fabrizio bentivoglio, prima che assumesse quell'aria da stropicciato alain delon del padovano. in ogni caso, i punti chiave li conosciamo bene: gli ex-ragazzi che si ritrovano dopo tanto tempo, il tradimento degli ideali politici e non solo, il calcio come collante sublimato, appunto, da italia-germania 4-3 (che i protagonisti rivedono insieme vent'anni dopo, in una rimpatriata ad hoc), i bar che non sono più quelli di una volta, le coppie in crisi, un amico fuggito a cuba. il sol dell'avvenire che non è mai venuto su.

è un film molto milanese: mi ricordo, in particolare, che il personaggio di massimo ghini vive in un appartamento sopra corso venezia che ho sempre osservato dal basso domandandomi: chi è il fortunato che può godere di quelle finestre? era ghini. beh, nel film. e poi, ricordo la partitella a calcio in giardino mentre jannacci canta messico e nuvole. "sfiora, ma schiva, i piaceri del piangersi addosso", scriverà morandini. mah. barzini credo sia finito a dirigere don matteo, lo sceneggiatore umberto marino ha girato i cerchi nell'acqua, ghini ha fatto il ganimede cialtrone nei cinepanettoni ("che verranno rivalutati come gli spaghetti western", sostiene, che è come dire "retrocediamo in serie b, ma un giorno sarà bello festeggiare il ritorno in a"), nancy brilli chi lo sa, giuseppe cederna è troppo bravo per i tempi che corrono e giuseppe battiston, che qui ha un piccolo ruolo, attende un film in cui non rischi la macchietta.

e quindi, mi sa che stasera guardo la partita. chissà con chi mi ritroverò a vederla fra vent'anni.

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mercoledì 27 giugno 2012

a qualcuno piace fresco

meravigliosa conversazione sulla pagina facebook di un cinema del milanese: il gestore annuncia l'acquisto ("con grande sforzo economico") di un nuovo proiettore digitale.


"bello! e a quando l'aria condizionata?", risponde una spettatrice


replica: "a quando avremo finito di pagare la ristrutturazione del 2003 e il proiettore digitale!"...




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una notte al cubo

ci sono ancora quelli de la scheggia a rinfrescare le sere di chi è curioso di vedere. venerdì 29, al cubo di via della moscova 28, una nuova serata della rassegna su cinema e fumetto, con watchmen, di zach snyder (2009), film chiave del decennio scorso per qualche cultore del cine-fumetto di mia conoscenza, tra colte citazioni letterarie e musicali e le inevitabili discussioni su dove finisca il rispetto per le tavole di alan moore e dove cominci la libertà del cinema. la serata parte alle 18.30 con l'inaugurazione di una mostra firmata da spugna in progress e da un live painting.

il film comincia alle 21 (lingua originale). ingresso, 2 euro + 3 di tessera

cosa c'è da vedere a milano-l'agenda di treninellanotte - un modo intelligente e divertente (e cinefilo) di passare un pomeriggio festivo: la visita guidata al museo del cinema di milano. e, credetemi, si fa fatica a uscire...

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salvatores prima di marrakech

mentre gabriele salvatores lavora al suo nuovo film, tratto da educazione siberiana, di lilin, il cineforum al lambretta propone, domani sera (mercoledì) dalle 21, kamikazen-ultima notte a milano, il primo film del regista napoletano trapiantato a milano. e girato nel 1987 con il cast di attori che lo stesso salvatores aveva portato in scena all'elfo con comedians, di trevor griffiths.

è anche l'occasione per rivedere un po' di volti che hanno poi seguito percorsi diversi: da bisio a catania, da orlando a paolo rossi. appuntamento in piazza ferravilla 11.



cosa c'è da vedere a milano - l'agenda di treninellanotte: il bellissimo i giorni contati, di petri, alla cineteca di milano.


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ripensandoci

ripensando a quello che ho scritto ieri...


forse le cose stanno così: brody è un uomo educato a vivere ogni rapporto umano proteggendosi dai rischi (il nonno chiudeva la porta della sua camera per difenderlo da se stesso). però svolge una professione in cui il rapporto umano è costante e, a volte, invadente. per tutelarsi, accetta di essere un eterno supplente. uno che, dopo un po', se ne va. in fondo, è uno degli insegnanti più complessi e feriti che ricordi al cinema: insiste perché il nonno scriva i suoi pensieri, come farebbe un maestro con uno scolaretto, ma solo per poter accendere una luce su un passato oscuro. sullo sfondo, un sistema scolastico a pezzi, in cui l'insegnante è isolato e impotente, vorrebbe e non può. come brody.

eppure, mi sembra sempre un film condizionato da una ricerca eccessiva e non onesta del tragico e del disturbante.

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lunedì 25 giugno 2012

a lezione di eccesso

detachment-il distacco, di tony kaye, con adrien brody, james caan, sami gayle (usa, 100', 2011)

al cinema anteo

chi ha meno certezze di un prof? un mese, un anno, una vita in una classe, in una battaglia impari contro i propri limiti, i limiti della scuola, la diffidenza, la rabbia e la vulnerabilità di un gruppo di giovani. può solo sperare di gettare un seme, di suggerire una curiosità, di far scattare un colpo di fulmine. ma è precario che più precario non si può. soprattutto se ha deciso di proteggersi dai rapporti umani, di non andare oltre un certo limite. è la particolare condizione (umana, molto prima che professionale) incarnata in questo film da un vivissimo adrien brody, nell'elegante completo scuro di un docente a termine.

detachment - il distacco racconta la sua breve avventura in un liceo-border line della zona di new york. girato con uno stile febbrile che a volte ricorda cassavetes, tutto un lampeggiare di zoom in digitale e inframezzato da considerazioni del protagonista e da disegni animati su lavagna più dark di itchy&scratchy, il film di kaye fotografa in modo gelido e tagliente il fallimento della professione di insegnante. categoria sfruttata e invisibile, senza mai un grazie in tasca. anche perché, dall'altra parte, c'è il fallimento dei genitori, a loro volta invisibili. ma se, tra i docenti del film, c'è chi crede di non essere visto perché nessuno, nemmeno in famiglia, si occupa di lui, i genitori no, non vengono quasi mai mostratipiù assenti di così, non si può. al massimo sono voci al telefono o disprezzo fuori campo per la figlia, l'unica - guarda caso - dotata di qualche talento in un panorama di rinunciatari e violenti.


ma il cuore del film è la vita privata del professor brody, adulto segnato da una sensazione di impotente fallimento, ex bambino colpito da una terribile violenza famigliare, eppure ancora devoto nipote del nonno che l'ha compiuta. è single, il professore, sguscia ogni mattina da una casa asettica, associa il sesso alla sofferenza, come ci avverte il montaggio alternato della scena in bus: lui in lacrime mentre una giovane prostituta si lavora un cliente. brody finirà per portarsela a casa, come farebbe un padre, però. l'unico padre in scena qui.


il fatto è che c'è troppo, in questo film. troppo bisogno di esibire il dolore (occorre mostrare chi ci sia dietro la porta che un infermiere dell'ospizio non può aprire?), di enfatizzare il disagio (la preside sconfitta gettata sul pavimento), di pompare retorica (le riflessioni del protagonista sul mestiere di genitore), di dare al film una profondità tragica per giustificare la fragilità del protagonista. un uomo emotivamente distaccato che si difende da relazioni troppo toccanti e, quindi, preferisce passare di scuola in scuola. solo che non occorre un'infanzia rubata per temere l'abbraccio, metaforico o no, con chi ci ha intuiti o per rendersi conto di quanto possa essere vana la battaglia di insegnare. e non occorre un suicidio terribilmente telefonato per sottolineare il fallimento di una generazione di adulti.


e poi quel ragazzo con la bandana che alla fine del film ringrazia il prof per ciò che ha saputo dare. qualcosa che hanno visto tutti, tranne gli spettatori. forse è solo un paradosso? 


eppure leggo solo recensioni dense di entusiasmo. e, quindi, è possibile che non abbia compreso nulla.


cosa c'è da vedere a milano - l'agenda di treninellanotte: domani, martedì 26, all'anteo (ore 20) e a palazzo reale (21.30), il documentario marley, di kevin macdonald

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domenica 24 giugno 2012

monday horror

sarà che il lunedì sera, buttato lì, giusto all'inizio della settimana, accende istinti feroci. ma è proprio domani, lunedì 25, dalle 19, che il circolo magnolia (circonvallazione idroscalo 41 a segrate) presenta una serata dedicata all'horror e, in particolare, al regista ruggero deodato, che sarà presente e, alle 21.30, verrà intervistato insieme ad antonio tentori, sceneggiatore dell'ultimo dracula di argento. infine, alle 22.30, verrà proiettato il camping del terrore, horror girato da deodato nel 1986.

anche se il titolo più celebre di questo regista, che è stato anche autore di spot delle sottilette e dei motorini e attore in due film di totò quando era ragazzo, resta cannibal holocaust. ovvero un horror spietato e "maledetto", per il quale si prese pure quattro mesi con la condizionale. l'occasione è ottima, comunque, sia per gli amanti del genere sia per chi ha voglia di sentire parlare di cinema da chi lo fa. e da tempo: deodato ha debuttato nel 1964 con ursus - il terrore dei kirghisi, codiretto con il grande antonio margheriti e ha diretto circa 25 film, oltre a quelli girati solo in parte, nei quali compare come aiuto regista.

la serata prevede anche, dalle 19.30, la proiezione di cortometraggi indipendenti

l'ingresso è gratuito

qui per saperne di più

un'intervista a deodato

e, nel frattempo, cinecittà sta chiudendo...

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cineforum aziendale

"ugo, credo che non potrai vedere la tua partita... dobbiamo immediatamente andare a vedere un film cecoslovacco. ma con sottotitoli in tedesco"

da il secondo tragico fantozzi, di salce

nel giorno di italia-inghilterra agli europei, il vero cinefilo rinuncia al calcio e si rifugia in un cineforum. lasciando la radiolina alla cassa, naturalmente. ma, al contrario di quanto accade a fantozzi nel celebre film di salce, vorrei proporre tre titoli davvero capaci di suscitare una rivolta nella platea (ebbene sì, al contrario de la corazzata potemkin...)

- mona lisa smile, di mike newell - prof femminista (julia roberts) sbarca in un college di prestigio nell'america bacchettona degli anni '50. e si scontra con un mondo di fanciulle allevate in batteria per buoni matrimoni. quasi un attimo fuggente in rosa. tripudio di ovvietà. miele e veleno quanto e quando ci si aspetta che vengano serviti. la roberts è insopportabile. come quasi sempre.

- vento di primavera, di rose bosch - ha il merito di raccontare un episodio poco noto nella tragedia dell'olocausto, la deportazione di tredicimila ebrei parigini nell'estate del 1942, avvenuta con la complicità dei collaborazionisti francesi. ma il film, al di là di alcune efficaci scene di massa, non ha nessuna misura, nessun pudore. se può andare sopra le righe per strizzare lacrime allo spettatore, lo fa senza dubitare un istante.

- figli delle stelle, di lucio pellegrini - per una ragione semplicissima: è la tipica commedia italiana di questi anni che parte da una buona idea (una banda di precari decide di rapire un ministro) e, alla lunga, "sbraca", senza direzione, senza spina dorsale, senza finale

naturalmente, sono pronto a fare la fine di guidobaldo maria riccardelli

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