sabato 8 settembre 2012

vieni a giocare con me

l'intervallo, di leonardo di costanzo, con francesca riso, alessio gallo, carmine paternoster (ita-svi-ger/2012/90') - all'anteo (stasera con il regista in sala) e all'arlecchino di milano

vetrinometro - otto vetrine


salvatore ha 17 anni, sogna di fare lo chef ma, intanto, vende granite. veronica ha 15 anni, sembra più grande della sua età e ha fatto qualcosa che non doveva. gente a cui non si può dire di no ordina a salvatore di custodire veronica in un collegio abbandonato, un succedersi di stanze vuote, scale buie e ricordi. superata l'iniziale diffidenza, tra i due nasce un dialogo, quasi una complicità. un panino diviso a metà, un luogo immenso e misterioso da esplorare, la sorte comune di essere vittime del sistema, nel senso napoletano del termine. qualcosa che conoscono bene e non discutono: accettano, come parte del destino. tanto, vince sempre.

l'intervallo racconta l'ultimo giorno di innocenza di due ragazzi nel ventre della città. una pausa, appunto, in due vite che sembrano già prive di prospettive. "ciò che io voglio fare non c'è sulla terra", dice lei, più o meno. salvatore, improbabile carceriere, attira veronica in un mondo magico di uccellini che annunciano la pioggia e aneddoti di fantasmi, trovando in quel luogo avventuroso, circondato da un giardino incolto e popolato di gufi, lucertole e topi, un campo giochi più divertente dell'angolo di strada dove gratta il ghiaccio, un'isola ideale per dimostrarsi più adulto di quanto appaia. veronica, tanga nero e occhiali da sole, consapevolezza di donna in un corpo da ragazzina, è colpevole di un amore sbagliato: si lascia sorvegliare finendo per dettare le regole, anche se la sua fantasia è colonizzata dalla tv.

del resto, quando tocca a salvatore parlare, il mondo appare un luogo dove tutti sopravvivono come possono (l'episodio della cagna che partorisce: inutile aiutarla, se è arrivata in quel luogo saprà andarsene), una stanza piena d'acqua rimanda a fiumi pieni di coccodrilli e il primo episodio che viene in mente in un pomeriggio sotto la pioggia è un omicidio di camorra. in attesa che arrivi il boss a decidere il destino di veronica, i due ragazzi finiscono a guardare il loro quartiere da un tetto. giocando a chi far uccidere. dal destino, non per mano loro.

l'intervallo è un film sulla cultura della violenza e del sopruso, "sulla mentalità camorrista", ha detto il regista, messa in scena, però, attraverso la forzata, spietata convivenza fra due giovanissimi che a quella cultura non possono sottrarsi. è un film sul confronto/scontro tra due quasi-adulti che riesce a essere straziante e tenerissimo. recitato in napoletano (comprensibile) con sottotitoli e magnificamente fotografato da luca bigazzi, che trasforma un reperto edilizio in una giungla o in un castello e dipinge stati d'animo con le luci.

il regista e cosceneggiatore, leonardo di costanzo, napoletano trapiantato in francia, è un affermato documentarista. più noto a parigi che da noi (strano). il film è stato girato all'ex ospedale psichiatrico di capodichino. con pochi mezzi, molte idee.

non perdetelo.

il trailer 

da consumarsi preferibilmente con...

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basta guardare

basta guardare. come ogni anno, con la voglia di uscire dal clima un po' ingessato di certe rassegne, curiosando fra produzioni indipendenti, sguardi al futuro, gente che evita le strade più battute. il milano film festival torna il 12 settembre con dodici giorni di cinema, musica, incontri, personaggi. location base il teatro strehler, ma la rassegna coinvolgerà altri nove punti della città, dal parco sempione al san fedele, dall'oberdan al cinema ariosto, fino alla cascina cuccagna.

il programma? un concorso internazionale per i lungometraggi (opere prime e seconde) in cui chi ha sete di novità può solo ubriacarsi: dodici film, tra cui il ritratto di due adolescenti a parigi in l'age atomique, di klotz, china heavyweight, un film cinese sulla boxe, l'anteprima mondiale di this time tomorrow, di shane bisset, il n'y a pas de rapport sexuel, sull'industria del porno.

poi il concorso per i corti, riservato ad autori under 40, in cui spicca fireworks, di abbruzzese, ambientato nella taranto ghermita dall'ilva (la locandina sotto).


la retrospettiva è dedicata al cinema italiano degli anno '80, ovvero il decennio in cui la tv commerciale "indebolisce il sistema cinema e ne cambia le regole", scrivono gli organizzatori, "ma anche il decennio in cui... una serie di talentuosi esordienti tenta nuove strade, rifiutando l'eredità, per certi versi ingombrante, del grande cinema italiano del passato". sarà l'occasione per rivedere colpire al cuore, di amelio, kamikazen, di salvatores, ladri di saponette, di nichetti, giulia in ottobre di soldini, tutti film accompagnati dai rispettivi registi, ma anche materiale inedito, miniserie, corti. è previsto infine un omaggio a giuseppe bertolucci, con la proiezione di segreti segreti.

sono tante le proposte: la rassegna sulla musica nel cinema di woody allen, l'appuntamento con ben rivers, anteprime, opere senza distribuzione, largo spazio all'animazione. e ancora titoli come violeta se fue a los cielos, di wood, ritratto della cantante e poetessa cilena violeta parrà; o elles, con juliette binoche nei panni di una giornalista alle prese con un'inchiesta difficile sul mondo della prostituzione giovanile. ma anche film italiani (ancora) da vedere come la leggenda di kaspar hauser, di manuli, con vincent gallo e come tex nessuno mai, che racconta il west di sergio bonelli.

e infine, la rassegna colpe di stato, documentari su temi come globalizzazione, post-colonialismo, nuovi media.

da notare che il festival ha creato un sistema di ridistribuzione dei film che vengono proiettati durante la rassegna e che restano disponibili anche nei mesi successivi per proiezioni pubbliche.

i biglietti vanno dai 4 ai 7 euro, l'abbonamento costa 55.

il programma

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venerdì 7 settembre 2012

promemoria



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l'altra domenica

leggo benissimo de l'intervallo, di leonardo di costanzo, credo il tipico film italiano di cui mi innamoro a prescindere, il che è pessimo, ma pazienza. racconta la storia di due ragazzini rinchiusi in un edificio abbandonato: lui deve fare la guardia a lei, per ordine di un capoclan. ma quella prigionia diventerà un intervallo, appunto, in un'adolescenza inquinata.

domenica 9 settembre, alle 18.40, il film viene proiettato alla sala 100 dell'anteo di via milazzo, alla presenza del regista. qui per saperne di più.

un articolo sul film

il trailer


cosa c'è da vedere a milano - l'agenda di treninellanotte


dal 13 settembre, il labour film festival a sesto sg


il festival del cinema muto a milano

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giovedì 6 settembre 2012

l'albero che non muore

monsieur lazhar, di philippe falardeau, con mohamed fellag, sophie nelisse, emilien neron (can/2011/94') - all'anteo 

vetrinometro: sette vetrine

come un marziano sulla terra, un algerino che ricorda la sagace ingenuità di tati sbarca in una scuola di montreal. occorre qualcuno che sostituisca un'insegnante, che si è tolta la vita in classe, nottetempo, ed egli si propone, ben sapendo cosa sia accaduto. la preside ha fatto ritinteggiare le pareti e affidato i ragazzini a una psicologa, ma il nodo di quella tragedia è nascosto fra i banchi, giù in fondo, e qualcuno dovrà scioglierlo. forse proprio il tati d'algeri, a sua volta in fuga da una separazione, dalla distruzione della sua famiglia, bruciata viva per punire le idee progressiste della moglie. la prima decisione del nuovo prof? spostare i banchi, che - per favorire i rapporti fra i ragazzi - l'insegnante scomparsa voleva a semicerchio. se un muro impedisce il cammino, non basta colorarlo di fresco. prova ad abbatterlo, piano piano.

falardeau propone un film sulla doppia elaborazione di un lutto: il suo lazhar, un lazzaro che spera di risorgere, non è un maestro come gli altri. poiché vive egli stesso un distacco a cui tenta di dare un senso - e che trasforma ogni possibile, nuovo amore in lacrime di nostalgia - non teme che i ragazzi si confrontino su quanto accaduto. ma, così facendo, viola le regole di una scuola in cui tutto deve essere mediato. è vietato, per esempio, ogni contatto fisico, anche quando la richiesta di affetto o il bisogno di offrirne diventano - spontaneamente, umanamente - più forti, soprattutto in un mondo in cui può capitarti una mamma che fa il pilota d'aereo e stasera "potrebbe essere a miami, o chicago, non lo so".

tutto deve essere mediato, anche la mescolanza culturale ed etnica: in una scuola-specchio di una società in cui le origini vengono costantemente rimarcate (basti la scena in cui lazhar domanda i cognomi dei ragazzi), brandite come giudizio (il colloquio serale con i due genitori) e vivisezionate (la lezione sugli indiani), il regista guarda al suo protagonista e al mondo che lo circonda dimostrando come, invece, le radici siano completamente intrecciate. falardeau, non sarà un caso, arriva da studi di politica, non di cinema. è toccante vedere lazhar che ascolta i suoni di una festa lontana, smette di lavorare e si mette a ballare sulle note di una musica della sua terra: quelle note non arrivano più dalla festa, sono frutto dell'immaginazione del maestro, ma lo spettatore se ne accorge un attimo dopo. come a dire: tra montreal e algeri, i suoni, non sono poi così distanti. anzi, possono fondersi. e le diversità si sanno sposare: due studentesse, a fine film, conversano amabilmente. una ha il velo, l'altro no. entrambe, indossano vistose scarpe arancioni.

ecco perché lazhar ricorda tati: egli è straniero al mondo cui appartiene e, in questo modo, ne mette in evidenza l'assurdità, facendone però emergere la poesia.

pieno di piccole gioie per lo spettatore, monsieur lazhar è infine un film su uno dei significati profondi dell'insegnamento: accompagnare verso l'età adulta, anche attraverso stati d'animo terribili come il senso di colpa. ed è un film sul potere della parola. che si insinua, fa riflettere, chiarisce. come la fiaba che chiude il film: lazhar (l'attore algerino mohamed fellag) è forse l'albero bruciato, ma ha ancora la forza di raccontare. e chi racconta, sparge vita come semi.

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cacciatori di perle

altre meraviglie nascoste fra le pieghe della distratta milano. un cineclub d'altri tempi, con film per cacciatori di perle. zarbo cine d'essai, che riprende il suo programma domenica 9 con vite vendute, di henri-georges clouzot in versione integrale restaurata. ma, prima dell'autunno, promette anche riflessi in uno specchio scuro di lumet il 23 settembre e uomo bianco, va' col tuo dio, di sarafian, il 30. appuntamento sempre la domenica sera alle 21 in via de castilla 8. qui la pagina facebook.

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in aula

ascoltare marco bellocchio che parla di cinema e, in particolare, di bella addormentata, il film sul caso englaro che ha appena presentato a venezia. 
l'opportunità si presenta lunedì 10 settembre alle 15.30 all'anteo di via milazzo: proiezione del film e, dalle 17.30, l'incontro con il regista di buongiorno, notte e i pugni in tasca. il biglietto per il film costa 5 euro, l'ingresso alla lezione è gratuito ma bisogna prenotarsi - sia per il film che per l'incontro - allo 02.43912769.


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13 x 30

scriverò qualcosa, appena posso, di monsieur lazhar, di falardeau, visto ieri, un piccolo gioiello. e del milano film festival, che comincia il 13 settembre.

intanto, sempre per la serie "ogni sera a milano c'è qualcosa da vedere", c'è un altro cineforum che ha presentato il suo programma ed è quello dell'associazione culturale punto rosso, in via pepe 14 (mm 2 garibaldi, all'isola). non si tratta, però, di una rivisitazione dei film della passata stagione, ma di un percorso nel cinema di ieri e l'altro ieri, guidato da luca danesini, con titoli altissimi (la signora della porta accanto, di san francesco truffaut, il 27 settembre oppure il formidabile l'ape regina, di ferreri, il 18 ottobre, film che ancora oggi farebbe venire un infarto a giovanardi), pellicole italiane recenti (si può fare, di manfredonia, il 20 settembre), classicissimi come le catene della colpa, di tourneur, il 20 dicembre, western alternativi come hombre, di ritt (il 29 novembre).

l'ingresso costa 3 euro, ma c'è una tessera da 30 euro per tutti i 13 film, che vengono seguiti da un dibattito. si parte il 20 settembre alle 20, poi sempre il giovedì. qui trovate il programma (cliccate: il cineforum). buone visioni.

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mercoledì 5 settembre 2012

non di solo cinema (vive l'uomo)

"la differenza tra colui che ama immaginarsi continuamente napoleone e colui che crede di essere napoleone è la differenza tra il sognatore felice e lo schizofrenico felice"

da istanbul, di orhan pamuk

cosa c'è da vedere a milano - l'agenda di treninellanotte

i film in prima visione in arrivo all'anteo dal 14 settembre: è stato il figlio, di ciprì, pietà, di kim ki-duk, gli equilibristi, di de matteo

dal 12 settembre, il milano film festival

dal 13 settembre, il labour film festival a sesto sg

come vedere a milano i film di venezia e locarno

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martedì 4 settembre 2012

non solo the artist

sette film muti, tutti restaurati. accompagnati con musica dal vivo allo spazio oberdan: un lungo omaggio a fritz lang, regista di tutte le opere in programma tranne una, di cui è stato sceneggiatore e interprete. in sala, una pianista, il gruppo da camera i solisti lombardi ed artisti di musica elettronica. e così, sarà possibile rivedere metropolis e il dottor mabuse (nelle sue due parti, divise in altrettante serate), ma anche rarità come una donna nella luna (il solo titolo che verrà proposto al museo del cinema, in viale fulvio testi e non all'oberdan). proprio questa pellicola aprirà la rassegna, giovedì 13 settembre alle 21. ma il festival del cinema muto di milano. in programma dal 13 settembre al 20 ottobre, propone anche incontri con le scuole e workshop di composizione. l'ingresso ai film, tutti di sera, costa 5 euro. qui trovate il programma. qui il calendario delle proiezioni.
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su questo canale

nella nostra città, c'è chi si ritrova a vedere film e a parlarne in un cortile, per strada o davanti a una pizza, ma a milano resiste pure il cineforum vecchio stile, con tessera, schede, presentazione, dibattito, zuffe. no, le zuffe sono diminuite, le ultime le ricordo per sud di salvatores (a scatenare le polemiche fu però uno sgombero a milano, non il film) e l'ora di religione di bellocchio (sala divisa a metà, laici contro cattolici). più di recente, solo il moretti di habemus papam ha increspato la platea. il pubblico, in pubblico, si scopre meno. fa fatica a mettersi in gioco. e, purtroppo, ha meno voglia di vedere ciò che esce dagli schemi tradizionali, ciò che disorienta o, peggio, disturba. e così, capita che film non memorabili (ehm...) come the next three days o wall street conquistino più apprezzamenti di meraviglie come lasciami entrare o commedie davvero diverse come boris. ma tutto questo meriterebbe una riflessione a margine...

del cineclub di via gioia 48 avevamo già parlato, ora sono aperte le iscrizioni, in sede e alla libreria san paolo in piazza duomo 20. qui trovate tutto (cliccate su "programma 2012-2013"). non è un cineforum cattolico, è un cineforum ospitato in una struttura cattolica. ed è un modo diverso di andare al cinema: provando a farsi qualche domanda su ciò che si è visto. che non sia "cosa fanno sull'altro canale'?".

altri cineforum a milano: l'orione-rosetum (con truffaut!)

il san fedele (da hunger a charlie kaufman...)

il rosetum (per rivedere colazione da tiffany...)

e via oxilia (in arrivo)


monetine


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lunedì 3 settembre 2012

agenda

cara, ti amo, di vallati, stasera al cinema mexico con il regista, un attore del cast e il critico filippo mazzarella in sala.

domani sera, il mundial dimenticato al bloom di mezzago.

all'oberdan arriva lola, donna di vita, di demy. da domani. e prosegue la rassegna su antonioni. oggi deserto rosso alle 19 e professione reporter alle 21.15.

sabato 8 torna la cinemerenda de la scheggia alla santeria di via paladini

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domenica 2 settembre 2012

sotto il letto

bed time, di jaume balaguero, con luis tosar, marta etura, alberto san juan (spa/102'/2011) - al cinema plinius di milano - il trailer

vetrinometro: cinque vetrine

cesar, oscuro custode di un condominio signorile, si dedica con devozione maniacale a un unico hobby: garantire l'infelicità al prossimo. con particolare attenzione per clara, una delle inquiline, il tipo di bellezza acqua e sapone che volteggia negli spot pubblicitari, il genere di donna che un portinaio calvo e grigio, il più qualunque degli uomini qualunque, non potrà mai avere: al massimo, potrà servire. sturandole il lavandino otturato. ma cesar, sorta di norman bates de nosotros, cesella ogni notte la sua vendetta e la sua (terribile) illusione di normalità. un fidanzato figo e perspicace e una ragazzina diabolica lo metteranno nei guai. forse.

bed time è un thriller verticale, perché si sviluppa dal gelido scantinato in cui vive cesar all'elegante appartamento del quinto piano in cui sfarfalla clara. sotto, tra le pareti nude e anonime di casa sua, l'uomo ascolta sempre un programma radio che rimanda le voci disperate di una spagna in deficit - di soldi, ma soprattutto di felicità - mentre sopra ci sono musica e luce e fotografie di momenti romantici. sotto e sopra, ma anche sopra il letto di clara e sotto il letto di clara e il resto scopritelo da voi. sotto e sopra, in ogni caso: la differenza fra il luogo della rabbia troppo a lungo compressa, della frustrazione oscura, della malattia mentale, certo, della ferocia dell'assassino giustificata anche in modo superficiale, e quello della freschezza, dell'ottimismo, del corpo profumato, del sesso allegro.

cinico tessitore del dolore del prossimo - con il retrogusto spietato di dire la verità al momento giusto - cesar ha il volto di luis tosar, ovvero josé del bellissimo i lunedì al sole: ecco che fine ha fatto il precario di vigo che rubava il traghetto per protesta, vien da dire. ma il suo cesar è un uomo gentile, un poverino come lo definisce clara al telefono (senza sapere di essere ascoltata), che accetta ogni incombenza. anche quelle causate dalle sue stesse imboscate, con una devozione che sublima pura malvagità e una forma perversa e distorta di possesso di ciò che mai potrebbe avere. e balaguero, regista che ha un debole per i condomini da evitare (come dimostrò, anni fa, il suo para entrar a vivir) ci mette sempre nella condizione di attendere la prossima mossa del custode, quasi invitandoci a schierarci dalla sua parte, mai, comunque, rovesciando il campo per consegnarci il punto di vista della sua vittima. e quando si tratta di farci sobbalzare sulla sedia, quello che sembra un agghiacciante omicidio si rivela una beffarda vendetta contro il più fetente degli inquilini. fetente come cesar? beh, no. ma quella vendetta se la meritava. e la ricorderà a lungo. keep me in mind, recita il brano che chiude una (ben scelta) colonna sonora.

film sconsigliato dal sindacato portieri di condomini.

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stasera

stasera alle 21.30 alla cineteca di viale oberdan per la rassegna su antonioni.

biglietto, 5,50 euro più tessera annuale da 3 euro, valida anche all'area metropolis di paderno

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