scialla! stai sereno, di francesco bruni, con fabrizio bentivoglio, barbora bobulova, filippo scicchitano (ita/2011/95')
"io me la sento scialla/non c'è un'altra via d'uscita/nell'averla vinta mentre lotto contro questa vita... è scialla come un bambino in braccio alla sua mamma/vivi con il sorriso anche se sei in mezzo al dramma"
(da scialla, di amir)
ci voleva un grande lebowski de noantri, un padovano trapiantato a roma, per riscattare i padri distratti, assenti, incapaci e dis-educativi che ho visto di recente al cinema. un ex professore ridottosi a campare tra ripetizioni e biografie di pornodive, incarnato da un bentivoglio stropicciato e cadente, che ci diverte e si diverte, e si vede lontano un miglio. ma che rifiorisce guardandosi indietro, come gli insegna il suo amato rugby, cioè scoprendosi genitore di un liceale romanissimo, scazzato e arguto, cultore della filosofia del scialla, espressione del gergo giovanile traducibile con "va tutto bene". il primo cercherà di convincere il secondo a non farsi bocciare, ritrovando un ruolo, un senso di vita e di rispetto di se stesso, rompendo il guscio delle sua barba malfatta per ridare fiducia al contatto umano. e persino a un sesso che sembrava lontano ricordo. il secondo incontrerà il concetto di responsabilità e salirà un paio di gradini verso l'età adulta, o almeno troverà un adulto di cui fidarsi. e, come bart in una vecchia puntata dei simpson, imparerà una lezione (scolastica) attraversando una lezione (di vita).
risultato, ci sono ancora commedie italiane ben scritte, cioè capaci di tessere una trama e di condurla in modo efficace sino alla fine, riannodando i fili per il gusto dello spettatore. che conoscono e cercano di rispettare il senso del ritmo. che guardano fuori dalla finestra e non dentro lo schermo al plasma, cioè alla vita e non all'immaginario televisivo (che il film, piuttosto, finisce per sfruttare e mettere in gioco con il lupo cattivo della situazione). che hanno il coraggio del disincanto divertito, molto livornese, molto ovosodo, come il regista, francesco bruni, sceneggiatore storico di paolo virzì (e adesso capiamo meglio come funzioni il cinema di virzì). che non vogliono scattare ritratti generazionali, e proprio per questo finiscono per riuscirci. e che parlano agli adulti raccontando dei loro figli. facendosi perdonare la romanità inesportabile, qualche luogo comune, la gigioneria di bentivoglio, troppa fiducia nei giochi del destino.
occhio - anzi, orecchio - alla colonna sonora. merita. e racconta tanto.
il trailer del film
cosa c'è da vedere a milano/l'agenda di treninellanotte - la nuova rassegna del sabato pomeriggio organizzata dalla "scheggia".
treninellanotte@gmail.com
sabato 14 aprile 2012
venerdì 13 aprile 2012
danesi in via padova
un'altra segnalazione volante: in un mondo migliore, della danese bier, film premio oscar, stasera al cineforum di via cambini 10 (ore 21, ingresso a offerta libera). è un dramma sulla genesi della violenza e sull'incapacità degli adulti di insegnare il perdono - e, più in generale, di trasmettere ai figli i valori che considerano fondanti - ma anche sulla loro stessa fatica a sanare le ferite dell'anima, tema accentuato dall'ambientazione, il nord europa in cui la brace dell'orrore brucia sotto la cenere di una terra luminosa e di una società civile, ordinata, normalizzata. purtroppo il film rotola verso un finale eccessivo e rassicurante, ma certo merita la visione.
nel frattempo ho visto scialla!, in cui tocca a un grande lebowski de roma riscattare tutti i padri incontrati di recente sullo schermo, ma ne riparliamo...
in arrivo: la nuova edizione del village doc festival alla barona. si parte il 28 maggio ma prima sono previsti due workshop, il 5-6 e 12-13 maggio sulla regia (32 ore) e il 19-20 sulle tecniche di ripresa (26 ore). posso passare il contatto telefonico a chi fosse interessato.
treninellanotte@gmail.com
nel frattempo ho visto scialla!, in cui tocca a un grande lebowski de roma riscattare tutti i padri incontrati di recente sullo schermo, ma ne riparliamo...
in arrivo: la nuova edizione del village doc festival alla barona. si parte il 28 maggio ma prima sono previsti due workshop, il 5-6 e 12-13 maggio sulla regia (32 ore) e il 19-20 sulle tecniche di ripresa (26 ore). posso passare il contatto telefonico a chi fosse interessato.
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giovedì 12 aprile 2012
di passaggio
lo sapevate? c'è miracolo a le havre, di kaurismaki, al rosetum di via pisanello 1 (mm gambara) oggi alle 17 e alle 21, con introduzione e dibattito (almeno alla sera, credo). l'ingresso costa 5 euro.
al san fedele, in piazza san fedele 4, invece, potete vedere o rivedere terraferma, di crialese, alle 15.15 e alle 20.45. qui il programma. domani c'è drive, di winding refn...
e c'è anche il cineforum del cinema palestrina...
una recensione di cosa piove dal cielo? di borensztein, in cartellone al colosseo
treninellanotte@gmail.com
al san fedele, in piazza san fedele 4, invece, potete vedere o rivedere terraferma, di crialese, alle 15.15 e alle 20.45. qui il programma. domani c'è drive, di winding refn...
e c'è anche il cineforum del cinema palestrina...
una recensione di cosa piove dal cielo? di borensztein, in cartellone al colosseo
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mercoledì 11 aprile 2012
5 x 15
oggi vi segnalo il cineforum del cinema di via palestrina (mm lima), che riprende giovedì 12 (domani) alle 17 e alle 21 con scialla! stai sereno, di bruni (già sceneggiatore di paolo virzì - nella foto, una scena) e che, dal 19 aprile, inaugura un miniciclo con altri cinque titoli (miracolo a le havre, l'arte di vincere, the help, paradiso amaro e almanya) che si conclude il 17 maggio e si può seguire con una tessera da 15 euro. previsto commento e dibattito.
treninellanotte@gmail.com
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martedì 10 aprile 2012
ciao elvy
una che ha debuttato in umberto d. di de sica e ha finito la carriera con tre uomini e una gamba, di aldo, giovanni e giacomo, che è passata da il medico dei pazzi con totò e identificazione di una donna di antonioni, avrebbe avuto molto da raccontare. non potrà, sfortunatamente. è finita l'avventura terrena di maria pia casillo, scomparsa oggi a 76 anni di età. non la ricordate? eccola qui. il cinema è fatto (anche) da una folla di volti che non si riconoscono. tranne quando ci si accorge che sono usciti di scena.
treninellanotte@gmail.com
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lunedì 9 aprile 2012
c'era un cinese in argentina
cosa piove dal cielo?, di sebastian borensztein, con ricardo darin, ignacio huang, muriel santa ana (arg-spa/93'/2011) - al cinema colosseo
c'era un cinese in argentina. che finiva gettato fuori da un taxi e non parlava una parola di spagnolo. ma rotolava nelle braccia di un ferramenta scorbutico e ringhioso, un uomo grigio unico inquilino di un pianeta grigio, nel quale il tempo si era fermato a trent'anni fa, per tornare a casa non si doveva nemmeno uscire dal negozio e la città sembrava popolata di nemici. o, al massimo, di seccatori.
ma può un uomo che detesta il contatto umano, al punto di respingere una donna con la quale è stato felice, aiutare un intruso che arriva dall'altra metà del mondo e che la barriera della lingua e del modo di vivere rende ancora più intruso?
cosa piove dal cielo? non è una commedia sull'integrazione nè sul confronto tra culture diverse. che pure offre al film metri di stoffa per cucire ironie, gag, lampi neri sul pregiudizio o l'ottusaggine delle istituzioni. è, piuttosto, la storia di un uomo (roberto) autoreclusosi in una scatola di ricordi e ferite profonde che non può fare a meno di occuparsi di qualcuno che ha bisogno, anche se quell'intrusione nella sua esistenza monotona diventa un tormento quotidiano, una folata di vento sul castello di carte dei suoi riti e delle sue sicurezze, un obbligo irritante, quasi sconvolgente, al rapporto umano. il risultato è una commedia su un incontro che cambia la vita e, come tale, si può leggere come riflessione sul melting pot. anche se, in realtà, il cinese del film (jun) arriva in una terra in cui gli altri cinesi sono già perfettamente integrati. del resto, l'attore che lo interpreta è un taiwanese che da tempo vive in argentina, recita e fa il grafico: si chiama ignacio huang...
aperto da un episodio che potreste incastonare nei primi minuti del superbo magnolia, di anderson, cosa piove dal cielo? è, più a fondo, la vicenda di un misantropo che ha l'hobby di collezionare notizie bizzarre per esorcizzare un lutto, dimostrando a se stesso che la vita è priva di senso, ma che sarà costretto a fare i conti con l'illogicità dei sentimenti ("ti amo, non c'è niente da capire", gli dice la donna che lo corteggia) proprio spinto da un bizzarro gioco del destino.
nulla di nuovo (accetto scommesse, per altro, sul fatto che ci sarà un remake americano), ma un ottimo, piacevole, divertente e toccante esempio di equilibrio. che torna a parlare dell'idiozia della guerra delle falkland (e si ripensa al - certo diversissimo - this is england), sfiora e tuttavia evita il burrone della favola, mette una fotografia da toni ingrigiti al servizio di un personaggio ingrigito (bravissimo ricardo darin, già visto ne il segreto dei suoi occhi), sceglie bene oggetti e luoghi (indimenticabile la vecchia fiat verde del protagonista che boffonchia nel traffico moderno di buenos aires), ricorda jeunet e sforbicia il finale quanto occorre per farci accettare, con garbo, che in altro modo non poteva finire.
il trailer
il cinema (e la cultura) dell'argentina hanno una casa anche a milano: qui potete saperne di più.
cosa c'è da vedere a milano-l'agenda di treninellanotte - la nuova rassegna del cineforum di viale monza dedicata al noir
il corso su don siegel al rondinella di sesto sg
le iniziative di esterni, quando la città spegne la tv e prova a uscire di casa
treninellanotte@gmail.com
c'era un cinese in argentina. che finiva gettato fuori da un taxi e non parlava una parola di spagnolo. ma rotolava nelle braccia di un ferramenta scorbutico e ringhioso, un uomo grigio unico inquilino di un pianeta grigio, nel quale il tempo si era fermato a trent'anni fa, per tornare a casa non si doveva nemmeno uscire dal negozio e la città sembrava popolata di nemici. o, al massimo, di seccatori.
ma può un uomo che detesta il contatto umano, al punto di respingere una donna con la quale è stato felice, aiutare un intruso che arriva dall'altra metà del mondo e che la barriera della lingua e del modo di vivere rende ancora più intruso?
cosa piove dal cielo? non è una commedia sull'integrazione nè sul confronto tra culture diverse. che pure offre al film metri di stoffa per cucire ironie, gag, lampi neri sul pregiudizio o l'ottusaggine delle istituzioni. è, piuttosto, la storia di un uomo (roberto) autoreclusosi in una scatola di ricordi e ferite profonde che non può fare a meno di occuparsi di qualcuno che ha bisogno, anche se quell'intrusione nella sua esistenza monotona diventa un tormento quotidiano, una folata di vento sul castello di carte dei suoi riti e delle sue sicurezze, un obbligo irritante, quasi sconvolgente, al rapporto umano. il risultato è una commedia su un incontro che cambia la vita e, come tale, si può leggere come riflessione sul melting pot. anche se, in realtà, il cinese del film (jun) arriva in una terra in cui gli altri cinesi sono già perfettamente integrati. del resto, l'attore che lo interpreta è un taiwanese che da tempo vive in argentina, recita e fa il grafico: si chiama ignacio huang...
aperto da un episodio che potreste incastonare nei primi minuti del superbo magnolia, di anderson, cosa piove dal cielo? è, più a fondo, la vicenda di un misantropo che ha l'hobby di collezionare notizie bizzarre per esorcizzare un lutto, dimostrando a se stesso che la vita è priva di senso, ma che sarà costretto a fare i conti con l'illogicità dei sentimenti ("ti amo, non c'è niente da capire", gli dice la donna che lo corteggia) proprio spinto da un bizzarro gioco del destino.
nulla di nuovo (accetto scommesse, per altro, sul fatto che ci sarà un remake americano), ma un ottimo, piacevole, divertente e toccante esempio di equilibrio. che torna a parlare dell'idiozia della guerra delle falkland (e si ripensa al - certo diversissimo - this is england), sfiora e tuttavia evita il burrone della favola, mette una fotografia da toni ingrigiti al servizio di un personaggio ingrigito (bravissimo ricardo darin, già visto ne il segreto dei suoi occhi), sceglie bene oggetti e luoghi (indimenticabile la vecchia fiat verde del protagonista che boffonchia nel traffico moderno di buenos aires), ricorda jeunet e sforbicia il finale quanto occorre per farci accettare, con garbo, che in altro modo non poteva finire.
il trailer
il cinema (e la cultura) dell'argentina hanno una casa anche a milano: qui potete saperne di più.
cosa c'è da vedere a milano-l'agenda di treninellanotte - la nuova rassegna del cineforum di viale monza dedicata al noir
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le iniziative di esterni, quando la città spegne la tv e prova a uscire di casa
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domenica 8 aprile 2012
monetine
una volta, al cinema, pioveva. non pioveva certo nelle sale di prima visione o, forse, nemmeno in quelle di seconda. pioveva nelle sale (chiamiamole così) di terza (credo non esistano più), o, alla domenica, nei cinemini parrocchiali, frequentati da noi ragazzi, venti lire due film (bernadette e torna a casa lassie?) e vai allegro. pioveva perché la pellicola, di molto annosa e vetusta, era oltremodo rigata dall'uso e sembrava che ogni sera si svolgesse sotto un incessante acquazzone, ma questo non ci disturbava, anzi.
da dizionario delle cose perdute, di francesco guccini
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