"a tibhirine si sta nella mischia"
(padre christian)
se avete amato
uomini di dio, di beauvois (e anche
la battaglia di algeri, di pontecorvo, con le domande che, inevitabilmente, porta con sé) e se vi siete domandati che cosa sia rimasto, in quel monastero, dopo la vicenda dei monaci uccisi (ancora oggi, non è chiaro esattamente da chi),
vi invito a leggere il pezzo tratto dal trimestrale francese XXI e pubblicato da
internazionale ora in edicola. un viaggio nel monastero di tibhirine, in algeria, adesso tenuto parzialmente in vita solo da un religioso francese che, in realtà, vive nella capitale. e l'asciutta istantanea di quest'uomo scattata dal giornalista philippe lancon,
diventa il ritratto di un paese soffocato da una cappa di violenza, in cui nessuno si muove senza scorta, i boschi sono bruciati dal gas per stanare i terroristi e il tesoro seminato dai monaci, rapiti e decapitati nel 1996, è andato perduto.
qui un passo dell'articolo:
un altro abitante del villaggio che frequenta il monastero è ben ali, 58 anni. ricorda bene le espressioni tipiche di padre luc: "quando venivi a trovarlo sospirava sempre: 'uff, non è grave', e poi ti curava. una volta ero ferito a un dito. l'ha esaminato, l'ha disinfettato, ci ha messo sopra un tappo e mi ha detto: 'toglilo tra sette giorni'. dopo una settimana non avevo più niente". e mostra il suo grosso dito. a un centinaio di metri c'è un dispensario, nella parte bassa delle terre del monastero. ci lavorano due persone ma il medico non viene mai perché non ci sono pazienti".
treninellanotte@gmail.com