
certo, non è un documentario indipendente nel senso giornalistico del termine: la corea del nord non è un paese in cui uno straniero possa muoversi liberamente. anche il bellissimo reportage inglese a state of mind (che segue la vita di una ragazzina destinata a far parte di una coreografia umana) difficilmente può essersi sottratto ai vincoli della censura. ma nemmeno la più accorta censura può trasformare un paese in ciò che non è. e così, di a day in the life colpisce il rapporto fra le persone e i luoghi in cui vivono, che sembrano quasi sottolineare il loro ruolo di sudditi; la propaganda come cibo quotidiano, spezzato dagli stessi cittadini; l'idea della nazione che combatte da sola contro tutti (notevole la scena dell'assemblea in cui una responsabile ammette le proprie "colpe": maoismo moderno); l'onnipresenza della musica e dello sguardo del potere; gli scampoli di quotidianità - banale, affettuosa - in una vita rigidamente controllata.
risale al 2004, anche la corea del nord sta cambiando (i filmati visti di recente su youtube mostrano per esempio molte più automobili, certo non per la gente comune), ma north korea: a day in the life resta un documento impressionante.
da consumarsi preferibilmente con: l'impero del mai, di de nicola e del corona, ed. o/barrao/o
pyongyang, di delisle, rizzoli/lizard (graphic novel sulla corea del nord, consigliatissima)
con lo spirito chollima, di marco bagozzi, viaggio nel calcio nord coreano (per scoprire che pak doo-ik non era un dentista)
treninellanotte@gmail.com
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