
perché si rivela una storia sul
diritto alla felicità, che è di tutti, e su una relazione possibile fra persone
“condannate a restare ai bordi”, tessuta intorno a due personaggi opposti:
philippe potrebbe avere tutto ciò che desidera, ma non può muoversi senza un
aiuto, driss arriva dalle periferie più disagiate, non ha né denaro, né
prospettive, è un allegro naif scurrile e inopportuno, ma “sconvolge” la quotidianità
di philippe restituendogli la gioia di vivere. tra zingarate notturne, risate
inopportune all’opera e picconate (anzi, colpi di pennello) al suo ambiente intellettuale. non a caso il titolo
originale del film è intoccabili: i
due protagonisti appartengono cioè a mondi dei quali è buona norma fingere di
occuparsi (i diversamente abili e gli immigrati), ma che in realtà i più
trascurano o non rispettano. certo, philippe è un miliardario e può
permettersi ciò che vuole: ma il film ha bisogno di un accostamento improbabile e di meccanismo narrativo che
rischi di apparire una favola ruffiana (e forse si salva sulla linea di porta), proprio per invitare a una riflessione sull'ipocrisia del politicamente corretto e sui margini della normalità (di vario genere). come, del resto, riesce a fare anche il libro da cui è tratto il
film, il diavolo custode, di philippe pozzo di borgo. philippe, già. come quello del film. perché questa è una storia
vera.
treninellanotte@gmail.com
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