un uomo che deve fare i conti con se stesso. per colpa sua o perché, prima o poi, tocca a tutti. come titta de le conseguenze dell'amore. come i due pisapia dell'uomo in più. come cheyenne di this must be the place. non è questo, la grande bellezza? jep gambardella non è un sessantacinquenne che ha ottenuto tutto (il potere di far fallire le feste in una città in cui contano solo le feste) e che davanti alla morte, alla fuga degli amici, al riaffiorare della memoria, si accorge dello spreco del tempo, ormai irrimediabile?
il film di sorrentino è ben più di un ritratto della roma della nuova dolce vita, metà cafona metà intellettuale, pur formidabile: è il ritratto di un'epoca in cui tutti hanno qualcosa da dire su tutto, in cui ogni avvenimento è messa in scena (e, questo, senza che il film coinvolga la televisione), chiacchiericcio di superficie, ronzio di fondo, conferenza stampa, marketing, showcase, buffet. la tragedia è spettacolo, la santità esibizione, la giovinezza botox, la visita a un luogo segreto si interrompe per scattare una foto. siamo un paese di intervistati.
roma, magnifica, assiste. come emblema di una bellezza che nessuno coglie più, se non in rari momenti, preferibilmente riservati e in orari per insonni: oggi, del resto, siamo tutti turisti del turismo. non andiamo più ad ammirare piazza navona, il colosseo, o firenze, o venezia, perché li abbiamo già visti, abbiamo già visto tutto. lo stupore predilige il silenzio. in viaggio e non solo.
e tanto, nessuno abbassa il volume. chi lo fa, finisce per sospettare che nulla abbia senso. restano fugaci attimi di piacere, di profondità e di ravvedimento. ma "nella vita non esiste il pareggio", si diceva ne l'uomo in più. non rimane che provare a ridere dell'inevitabile sconfitta.
ps - riflessioni a margine: ci voleva sorrentino per sfruttare (affettuosamente) carlo verdone per ciò che è diventato, una maschera un po' patetica. ci voleva sorrentino per sfruttare sabrina ferilli per ciò che è diventata: una matrona de borgata, malinconica e desiderabile.
treninellanotte@gmail.com
Bellissimo commento Francesco. L'unica cosa che mi aveva lasciato un po' perplessa nel film, la madre Teresa incartapecorita e i fenicotteri, nel tuo commento trovano perfettamente la loro collocazione. Grazie!
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