sabato 14 aprile 2012

father and son

scialla! stai sereno, di francesco bruni, con fabrizio bentivoglio, barbora bobulova, filippo scicchitano (ita/2011/95')

"io me la sento scialla/non c'è un'altra via d'uscita/nell'averla vinta mentre lotto contro questa vita... è scialla come un bambino in braccio alla sua mamma/vivi con il sorriso anche se sei in mezzo al dramma"
(da scialla, di amir)

ci voleva un grande lebowski de noantri, un padovano trapiantato a roma, per riscattare i padri distratti, assenti, incapaci e dis-educativi che ho visto di recente al cinema. un ex professore ridottosi a campare tra ripetizioni e biografie di pornodive, incarnato da un bentivoglio stropicciato e cadente, che ci diverte e si diverte, e si vede lontano un miglio. ma che rifiorisce guardandosi indietro, come gli insegna il suo amato rugby, cioè scoprendosi genitore di un liceale romanissimo, scazzato e arguto, cultore della filosofia del scialla, espressione del gergo giovanile traducibile con "va tutto bene". il primo cercherà di convincere il secondo a non farsi bocciare, ritrovando un ruolo, un senso di vita e di rispetto di se stesso, rompendo il guscio delle sua barba malfatta per ridare fiducia al contatto umano. e persino a un sesso che sembrava lontano ricordo. il secondo incontrerà il concetto di responsabilità e salirà un paio di gradini verso l'età adulta, o almeno troverà un adulto di cui fidarsi. e, come bart in una vecchia puntata dei simpson, imparerà una lezione (scolastica) attraversando una lezione (di vita).

risultato, ci sono ancora commedie italiane ben scritte, cioè capaci di tessere una trama e di condurla in modo efficace sino alla fine, riannodando i fili per il gusto dello spettatore. che conoscono e cercano di rispettare il senso del ritmo. che guardano fuori dalla finestra e non dentro lo schermo al plasma, cioè alla vita e non all'immaginario televisivo (che il film, piuttosto, finisce per sfruttare e mettere in gioco con il lupo cattivo della situazione). che hanno il coraggio del disincanto divertito, molto livornese, molto ovosodo, come il regista, francesco bruni, sceneggiatore storico di paolo virzì (e adesso capiamo meglio come funzioni il cinema di virzì). che non vogliono scattare ritratti generazionali, e proprio per questo finiscono per riuscirci. e che parlano agli adulti raccontando dei loro figli. facendosi perdonare la romanità inesportabile, qualche luogo comune, la gigioneria di bentivoglio, troppa fiducia nei giochi del destino.

occhio - anzi, orecchio - alla colonna sonora. merita. e racconta tanto.

il trailer del film

cosa c'è da vedere a milano/l'agenda di treninellanotte - la nuova rassegna del sabato pomeriggio organizzata dalla "scheggia".

treninellanotte@gmail.com



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