domenica 3 giugno 2012

cinquanta e non li dimostra


"non vediamo le cose come sono, ma come noi siamo" (dino risi)

devo averlo visto, per la prima volta, a 14, 15 anni. l'annunciatrice rai (c'era ancora l'annunciatrice rai) disse che il film era adatto a un pubblico adulto (tu pensa!) e qualcuno mi domandò, con un sorriso: 'ti senti adulto?'. abbastanza. fu, comunque, un incontro fatale, un rito di passaggio (come, pochi anni prima, il finale di il mucchio selvaggio). perché ci sono film che ti appartengono al di là del loro valore artistico. e, per quanto questo titolo sia una colonna della commedia all'italiana, vien da ridere a parlare di valore artistico con uno come risi, sarcastico fino all'ustione, (grande) regista che davanti a moretti sullo schermo diceva "nanni, spostati e fammi vedere il film!".

comunque, quest'anno si celebra il mezzo secolo di vita de il sorpasso. un film a cui penso ogni volta che collego due frammenti nel puzzle della vita - soprattutto quelli che, quando ho rovesciato la scatola sul tavolo, erano distanti, parevano estranei - e capisco un po' meglio le cose. e mi sorprendo. o, forse, cresco un po'. sorpasso, insomma. perché, guardando e riguardando quel film che celebra l'estate come la stagione del viaggio e, quindi, della scoperta, mi sono sempre sentito un po' come trintignant. anche se, in realtà, il mondo era dei gassman e lo è ancora. ampiamente.


e comunque resta un film indimenticabile, per come racconta l'italia del boom (e, soprattutto, anticipa quella dello sboom), la nascita di un'amicizia che sembra un rapporto padre-figlio (ma ha ramificazioni più profonde, perché non si capisce chi dei due sia l'adulto), il viaggio per placare l'irrequietezza ("bene come in macchina non sto da nessuna parte"), il contrasto fra il bisogno di regole e la convinzione di poterle ingannare tutte. 


riguardatevi il sorpasso. fa bene.


treninellanotte@gmail.com 






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