vetrinometro: cinque vetrine
cesar, oscuro custode di un condominio signorile, si dedica con devozione maniacale a un unico hobby: garantire l'infelicità al prossimo. con particolare attenzione per clara, una delle inquiline, il tipo di bellezza acqua e sapone che volteggia negli spot pubblicitari, il genere di donna che un portinaio calvo e grigio, il più qualunque degli uomini qualunque, non potrà mai avere: al massimo, potrà servire. sturandole il lavandino otturato. ma cesar, sorta di norman bates de nosotros, cesella ogni notte la sua vendetta e la sua (terribile) illusione di normalità. un fidanzato figo e perspicace e una ragazzina diabolica lo metteranno nei guai. forse.
bed time è un thriller verticale, perché si sviluppa dal gelido scantinato in cui vive cesar all'elegante appartamento del quinto piano in cui sfarfalla clara. sotto, tra le pareti nude e anonime di casa sua, l'uomo ascolta sempre un programma radio che rimanda le voci disperate di una spagna in deficit - di soldi, ma soprattutto di felicità - mentre sopra ci sono musica e luce e fotografie di momenti romantici. sotto e sopra, ma anche sopra il letto di clara e sotto il letto di clara e il resto scopritelo da voi. sotto e sopra, in ogni caso: la differenza fra il luogo della rabbia troppo a lungo compressa, della frustrazione oscura, della malattia mentale, certo, della ferocia dell'assassino giustificata anche in modo superficiale, e quello della freschezza, dell'ottimismo, del corpo profumato, del sesso allegro.
cinico tessitore del dolore del prossimo - con il retrogusto spietato di dire la verità al momento giusto - cesar ha il volto di luis tosar, ovvero josé del bellissimo i lunedì al sole: ecco che fine ha fatto il precario di vigo che rubava il traghetto per protesta, vien da dire. ma il suo cesar è un uomo gentile, un poverino come lo definisce clara al telefono (senza sapere di essere ascoltata), che accetta ogni incombenza. anche quelle causate dalle sue stesse imboscate, con una devozione che sublima pura malvagità e una forma perversa e distorta di possesso di ciò che mai potrebbe avere. e balaguero, regista che ha un debole per i condomini da evitare (come dimostrò, anni fa, il suo para entrar a vivir) ci mette sempre nella condizione di attendere la prossima mossa del custode, quasi invitandoci a schierarci dalla sua parte, mai, comunque, rovesciando il campo per consegnarci il punto di vista della sua vittima. e quando si tratta di farci sobbalzare sulla sedia, quello che sembra un agghiacciante omicidio si rivela una beffarda vendetta contro il più fetente degli inquilini. fetente come cesar? beh, no. ma quella vendetta se la meritava. e la ricorderà a lungo. keep me in mind, recita il brano che chiude una (ben scelta) colonna sonora.
film sconsigliato dal sindacato portieri di condomini.
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