venerdì 24 maggio 2013

belle farfalle

bellas mariposas, di salvatore mereu, con sara podda, maya mulas, micaela ramazzotti (italia, 2012, 100') - al cinema apollo di milano

vetrinometro: otto vetrine

si esce felici, da un film come bellas mariposas. a dispetto della trama: un giorno nell'estate di una adolescente di un quartiere popolare di cagliari, costretta a dividere ore, casa e immaginazione con un padre segaiolo che ispirerebbe ciprì e maresco, una madre di figli nemmeno tutti suoi, un esercito di fratelli che vanno dal tossico al criminale passando per la ragazza di vita. i dardenne in sardegna? macché. forse, il virzì della prima ora, diciamo quello di ovosodo. quel che è certo è che il film di salvatore mereu è pieno di vita (e di candore e di sesso che sta per sbocciare), come può essere piena di vita (e di candore e di sesso che sta per sbocciare) una ragazzina immersa nel sole.

tra casermoni fatiscenti, bebè urlanti, vicini bizzarri e ambizioni di gloria musicale o calcistica, non si nasconde nulla. ma non c'è denuncia, non c'è compiacimento, non c'è tragedia, benché una tragedia incomba su tutta la vicenda. il giudizio lascia posto all'ironia e alla comprensione. il degrado - dei luoghi, dei corpi, delle anime - è mostrato comunque, intero, senza sconti: "segna almeno tu" augura il padre al ragazzo calciatore. eppure, nella vita, può esserci un pizzico di magia, sia che intervenga dio (quello che, quando decide, ci tira su come un pesce dal vaso), sia che intervenga una coga, una strega, sia che, semplicemente, il destino rimescoli le carte. è l'adolescenza, no? c'è ancora tempo per credere nel futuro, nella felicità, nel gioco, ma è già tempo di sapere che il corpo, piacere e condanna, ci tiene qui e ha tenuto qui quelli prima di noi. mentre la povertà ("noi siamo dei grezzi") resta una tassa da pagare. o da evitare con l'astuzia di chi accede a una spiaggia privata senza pagare.

film decisamente sotto il segno di venere, ascendente venere, bellas mariposas "parla" allo spettatore, e non solo perché commuove e diverte, ma proprio perché la protagonista conversa direttamente con chi guarda, ci tira dentro e fuori (dalla sua vita, dai suoi ricordi, persino dal bagno). spiazzandoci con un pudore consapevole che le immagini, talvolta, tradiscono, quasi a creare due piani: ciò che lei dice e sa, ciò che noi vediamo e sappiamo. due piani, due prospettive. una doppia complicità tra film e pubblico che avvolge e incatena. mentre, nelle orecchie, risuona quel dialetto sardo aspro eppure poetico che sembra arrivare da un mondo lontano.

fresco, sincero, illuminato da una protagonista splendente. da vedere. magari, rileggendosi il libro da cui è (liberamente) tratto...


cosa c'è da vedere a milano-l'agenda di treninellanotte - il cinema di haneke in arrivo all'oberdan

genuino clandestino, di angrisano, martedì sera al cinema beltrade


treninellanotte@gmail.com

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